: Viaggio, morte e spiritualità tra le rive del Gange. Un articolo narrativo in cui il viaggio in India e la sua descrizione letteraria influenzano la cultura occidentale e sono poi reinterpretati in un film.
**Riti di Varanasi nella narrativa europea: Viaggio, morte e spiritualità tra le rive del Gange**
Le rive del Gange a Varanasi sono un palcoscenico di contrasti: l’odore delle spezie si mescola al fumo dei funerei *ghat*, le preghiere dei sadhu risuonano tra il vociare dei mercanti, e l’acqua sacra accoglie sia i bagni rituali sia le ultime ceneri dei defunti. Questa città, considerata la più antica del mondo, ha ispirato viaggiatori, scrittori e registi, trasformandosi in un simbolo universale di spiritualità, morte e rinascita.
La letteratura europea ha spesso attinto a questa fonte, reinterpretando Varanasi attraverso lo sguardo occidentale. Autori come D.H. Lawrence, in *Sons and Lovers*, o Salman Rushdie, in *La terra sotto i suoi piedi*, hanno evocato l’India come luogo di perdizione e illuminazione. Ma è forse Mark Twain, in *Following the Equator*, a catturare meglio quella fascinazione-ribellione che Varanasi ispira: «Varanasi è un’enorme e antica fabbrica di morte, eppure la vita vi scorre in ogni angolo».
Questo groviglio di contraddizioni ha trovato un’eco potente nel cinema. Il film *The Darjeeling Limited* dei fratelli Coen (2007), ispirato in parte ai racconti di viaggio, è un esempio di come l’India – e in particolare la spiritualità di Varanasi – possa diventare metafora di un viaggio interiore. La sequenza finale, in cui i protagonisti raggiungono i *ghat* di Varanasi, sembra quasi un omaggio a *Death in Venice* di Luchino Visconti, dove la morte e la bellezza si fondono.
E proprio come la letteratura ha influenzato il cinema, oggi i festival celebrano questo dialogo. Il *Festival di Cinema d’Europa* di Viareggio, per esempio, ha dedicato diverse edizioni a film che esplorano il viaggio come viaggio dell’anima, tra cui pellicole ambientate in India. Il confronto tra la scrittura e l’immagine diventa così un rito moderno, un modo per rivivere quel senso di smarrimento e redenzione che Varanasi continua a offrire.
Forse, come scriveva Bruce Chatwin in *In Patagonia*, «il viaggio è un modo per trovarsi dove non sei», e Varanasi è la cartina al tornasole di questa verità. Che si legga Lawrence, si guardi un film dei Coen o si partecipi a un festival, il fiume sacro continua a scorrere, portando con sé il peso e la leggerezza dei viaggi che l’hanno attraversata.
website: www.benaresfilm.com