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Nel cuore di *Aziyadé* di Pierre Loti, il Gange si staglia come un’entità vivente, un fiume che non solo bagna le terre dell’India, ma che penetra l’anima di chi lo contempla. Loti, con la sua penna sensibile, ci regala una visione del sacro e del profano che si intrecciano sulle sue rive, dove il tempo sembra sospeso tra il flusso delle acque e il flusso delle vite umane.
> *“Il Gange è un grande fiume che scende dalle montagne e si perde nell’oceano. È un fiume che porta via con sé le preghiere, le lacrime, i sogni di un popolo intero.”*
Così scrive Loti, e in queste parole risuona l’eco di un’India eterna, dove il fiume diventa simbolo di purificazione, di rinascita, di un legame indissolubile tra l’uomo e la natura. Le sue acque, sacre per milioni di fedeli, riflettono il cielo e le anime di coloro che si affacciano alle sue rive, in cerca di redenzione o di un ultimo addio.
Il Gange, in Loti, non è solo un corso d’acqua, ma un’entità divina, un testimone silenzioso di storie d’amore, di dolore e di spiritualità. E mentre le barche scivolano sulle sue onde, portando con sé offerte e preghiere, noi, lettori, ci lasciamo trasportare in un viaggio che va oltre la geografia, per approdare a un luogo dove il sacro e il poetico si fondono in un’unica, ineffabile bellezza.
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