Varanasi, una musa per gli artisti occidentali: il confronto tra il cinema e la letteratura

La città spirituale di Varanasi, situata sulle rive del sacro fiume Gange in India, è stata una fonte d’ispirazione per innumerevoli scrittori e artisti occidentali. Tra questi, diversi autori hanno esplorato la sua aura mistica, il suo ricco patrimonio culturale e il suo profondo significato spirituale. Questo articolo si propone di analizzare la rappresentazione di Varanasi nel film italiano “Verso Benares”, diretto da G. Vignali e G. Prata, e di confrontarla con l’approccio narrativo tipico di un rinomato autore francese come Pierre Loti, le cui opere, pur non ambientate in India, hanno plasmato la percezione occidentale dell’Oriente.

“Verso Benares”: un’esplorazione visiva della spiritualità di Varanasi

Il film “Verso Benares” del 2022 offre una prospettiva unica e affascinante sulla spiritualità di Varanasi. Si tratta di un documentario poetico che cattura l’essenza della città, dai ghat affollati e dalle sue vivaci strade ai momenti di profonda meditazione e preghiera. Il film esplora visivamente il concetto di moksha, o liberazione, e la credenza che la morte a Varanasi possa condurre a un rilascio dal ciclo della reincarnazione.

L’opera di Vignali e Prata mette in luce i rituali di cremazione, che si svolgono sulle rive del Gange, e la convinzione che le ceneri dei defunti, restituite al fiume, permettano all’anima di trovare pace e raggiungere il moksha. Il film non segue un personaggio di finzione, ma piuttosto documenta le esperienze di cercatori spirituali, artisti e viaggiatori, riflettendo la fascinazione di un’intera generazione per un mondo che offriva risposte a domande esistenziali.

 

La letteratura di Pierre Loti: un’esplorazione letteraria dell’esotismo

 

Pierre Loti, ufficiale di marina e scrittore francese del XIX secolo, è celebre per i suoi scritti di viaggio che descrivono vividamente luoghi lontani. Sebbene le sue opere più note sull’Oriente, come “Aziyadé” o “Madame Chrysanthème”, siano ambientate in Turchia e Giappone, il suo stile narrativo offre un importante termine di paragone. Loti fu un pioniere del romanzo esotico, un genere che ritraeva le culture non occidentali attraverso una lente romantica e spesso malinconica, in cui il fascino per il diverso era spesso accompagnato da un senso di solitudine e nostalgia.

L’approccio di Loti è caratterizzato da una prosa ricca di descrizioni sensoriali e da una profonda sensibilità per i paesaggi e le tradizioni locali. Il suo sguardo, pur non posandosi su Varanasi, riflette un sentimento simile a quello catturato in “Verso Benares”: un’attrazione irresistibile per la spiritualità e la cultura di un luogo lontano, visto non solo come una destinazione geografica ma come un’esperienza interiore.

 

Un confronto tra due sguardi sull’Oriente

 

Il confronto tra il film italiano e le opere di Loti rivela una comune radice nella fascinazione occidentale per l’Oriente. Loti utilizzava la penna per costruire un mondo di intense sensazioni e di drammi romantici ambientati in luoghi lontani, mentre Vignali e Prata utilizzavano la cinepresa per catturare, in un modo più diretto e documentaristico, l’impatto visivo ed emotivo di una città come Varanasi.

Entrambi, pur con mezzi e approcci diversi, hanno contribuito a plasmare la percezione che l’Occidente ha della spiritualità e dell’esotismo. Le loro opere sono testimoni di un’epoca in cui si cercavano altrove risposte a domande esistenziali, con Varanasi che emerge come l’epitome di questo viaggio, sia che venga raccontato in un documentario o che viva nell’immaginario di un romanzo.