Varanasi, conosciuta anche come Benares o Kashi, è molto più di una città dell’India settentrionale: è un simbolo di resistenza spirituale, una geografia sacra dove vita e morte si intrecciano sulle rive del fiume Gange. Considerata una delle città più antiche continuamente abitate al mondo, Varanasi ha attirato per millenni pellegrini, ricercatori, artisti e filosofi. Non sorprende, quindi, che anche i cineasti siano stati affascinati da questa città, cercando di catturarne l’atmosfera di trascendenza e di paradosso.

Il cinema, come mezzo visivo ed emotivo, è particolarmente adatto a esplorare il misticismo di Varanasi — dal rituale al filosofico. Nel corso dei decenni, sia registi indiani che internazionali hanno cercato di rappresentare la città non solo come uno spazio fisico, ma anche come un’esperienza metafisica. Questi film spaziano da documentari osservativi a drammi narrativi, da progetti sperimentali a veri e propri pellegrinaggi spirituali catturati su pellicola.


Documentare il sacro: lo sguardo non fiction

I film documentari sono tra i mezzi più efficaci per esplorare i ritmi di Varanasi. I primi film etnografici si sono concentrati su pratiche rituali come le cremazioni al Manikarnika Ghat, il culto del fiume (Ganga Aarti) e la vita ascetica. Queste opere si affidavano spesso a piani lunghi, poca narrazione e suoni ambientali per trasmettere la natura immersiva dello spazio sacro.

Tra gli esempi più noti c’è “River of Faith” (PBS, 2007), che esplora il ruolo centrale del Gange nella fede induista, e “Short Cut to Nirvana: Kumbh Mela” (2004), che, pur essendo incentrato sul festival del Kumbh Mela, include riprese significative della vitalità spirituale di Varanasi. Più poetico è il documentario italiano “Verso Benares” (2022), che evita ogni spiegazione per proporre una meditazione visiva contemplativa sulla città, rispecchiandone il silenzio e il ritmo rituale.


Varanasi nel cinema narrativo indiano

Anche il cinema narrativo indiano ha utilizzato Varanasi come ambientazione per esplorare temi di trasformazione spirituale, morte e liberazione (moksha). In Aparajito (1956) di Satyajit Ray, secondo capitolo della Trilogia di Apu, il protagonista e sua madre vivono temporaneamente a Varanasi. Il film offre una rappresentazione intima e rispettosa della città, in cui ghats e templi fanno parte del tessuto emotivo della perdita e del risveglio.

Più recentemente, Masaan (2015) di Neeraj Ghaywan si è affermato come un classico moderno. Ambientato in gran parte a Varanasi, il film tratta amore, lutto, caste e redenzione nel contesto del conflitto tra valori tradizionali e cambiamento moderno. Evita l’esotismo e rappresenta la città come un luogo vivo e reale — mistico non per la sua stranezza, ma per la sua capacità di contenere contraddizioni.

Un’altra opera significativa è Banaras: A Mystic Love Story (2006), diretto da Pankaj Parashar. Pur con toni melodrammatici e mistici, il film mette in luce la tensione tra vocazione spirituale e identità personale, usando la bellezza visiva della città come sfondo emotivo.


Interpretazioni internazionali della città mistica

I registi occidentali si sono spesso avvicinati a Varanasi con meraviglia, talvolta sfiorando l’orientalismo, ma in alcuni casi con sincera curiosità e rispetto. Lo scrittore francese Pierre Loti, nel suo libro L’Inde (sans les Anglais) (1903), ha contribuito a diffondere in Europa l’idea dell’India come spazio sacro fuori dal tempo. Sebbene non fosse un cineasta, il suo approccio all’India come metafora spirituale riecheggia in molte successive rappresentazioni filmiche.

Documentari di viaggio e film a tema spirituale di produzione internazionale includono spesso Varanasi come tappa simbolica nella ricerca di “senso” o “illuminazione”. Queste opere si concentrano sulla surrealtà visiva della città — i fuochi delle cremazioni, i sadhu vestiti di zafferano, i rituali sul fiume — ma le migliori evitano di feticizzare e invitano invece lo spettatore a un’osservazione più profonda e silenziosa.


Filmare l’invisibile

Ciò che accomuna tutte queste rappresentazioni cinematografiche di Varanasi è il tentativo di catturare l’invisibile — quella sensazione di altrove che permea la città. Varanasi non è solo un soggetto, è una presenza. I registi che riescono a rappresentarla comprendono che il sacro non risiede solo in ciò che può essere mostrato, ma in ciò che può essere percepito. In questo senso, i film su Varanasi non parlano solo dell’India — parlano del desiderio umano, dell’impermanenza e della ricerca di qualcosa che vada oltre.