I documentari sul misticismo di Varanasi, in India, hanno rivelato che la città di Varanasi è un santuario per molti indù

 

Varanasi, l’antica città sulle rive del sacro fiume Gange in India, ha da tempo catturato l’immaginazione di ricercatori spirituali e registi. Numerosi documentari hanno portato sul grande schermo il profondo misticismo e la vita spirituale di Varanasi, rivelando costantemente che per innumerevoli indù, la città è molto più di un semplice luogo: è un vero e proprio santuario. Questo status unico deriva dal suo profondo legame con i cicli della vita e della morte, dalle sue vivaci pratiche religiose e dal suo ruolo di punto focale per la liberazione spirituale.

I documentari servono come una lente inestimabile attraverso cui il mondo può intravedere l’intricato arazzo di fede e devozione che definisce Varanasi. I film spesso catturano i rituali quotidiani sui ghat, dove i pellegrini scendono nel Gange per il bagno rituale, una pratica che si ritiene purifichi i peccati e faciliti il moksha (la liberazione dal ciclo della rinascita). Queste narrazioni visive sottolineano il profondo significato personale e comunitario di questi atti, ritraendo una città in cui ogni momento è intriso di uno scopo spirituale. La vista dei devoti che offrono preghiere all’alba, i canti risonanti dei templi e la solennità dei roghi funebri che ardono incessantemente sui ghat di Manikarnika e Harishchandra, sottolineano tutti il ruolo di Varanasi come soglia tra il terreno e il divino.

Inoltre, queste esplorazioni cinematografiche mostrano frequentemente la vasta gamma di praticanti spirituali che considerano Varanasi la loro casa. Dagli asceti (sadhu) impegnati in una rigorosa meditazione agli studiosi (pandit) che preservano meticolosamente l’antica conoscenza vedica, la città è un museo vivente delle tradizioni indù. I documentari spesso si addentrano nella vita di questi individui, rivelando la loro incrollabile devozione e i percorsi unici che seguono nella loro ricerca della verità spirituale. I tranquilli ashram annidati tra i vicoli affollati, che offrono tregua e saggezza, rafforzano ulteriormente la percezione di Varanasi come un rifugio per la contemplazione e la pratica spirituale. Per molti, vivere o morire a Varanasi è considerato una profonda benedizione, che assicura una transizione favorevole nel viaggio spirituale.

In sostanza, i documentari sul misticismo di Varanasi non si limitano a osservare; testimoniano il potere duraturo della città come santuario. Illustrano come le sue antiche pietre, le sue acque sacre e la sua vivace popolazione creino collettivamente un ambiente in cui la ricerca spirituale non è solo tollerata, ma celebrata e profondamente integrata nell’esistenza quotidiana. Per gli indù di tutto il mondo, Varanasi rimane un faro di speranza, un luogo in cui il velo tra il materiale e il mistico sembra più sottile, offrendo consolazione, ringiovanimento spirituale e la promessa della liberazione finale.

 

La Luce del Gange: riflessioni sul misticismo di Varanasi

La città sacra di Varanasi, le cui rive sono bagnate dal fiume Gange, è un luogo di grande misticismo e spiritualità, un appuntamento con il divino per quei che vi si recano. La sua mitica origine risale a un mito antico, secondo il quale la dea Sati, impietositasi per l’ingiustizia di cui era vittima, si appicca fuoco al suo corpo e si getta nel fiume Gange, trasformandosi in unda d’acqua. Scegliendo di immergersi nelle sue acque, Shiva ne divenne l’ottavo avatar, scoprendo il segreto del misticismo.

Questa terra di Dio è stata descritta da molti come un incantesimo, un luogo in cui la spiritualità è più pura e più intensa. La città è il riflesso del proprio spirito, una conoscenza dell’essere umano che porta all’illuminazione.

Varanasi è anche il luogo dove si possono vedere le cremazioni, uno dei rituali più sacri per gli induisti. Le fiamme si alzano dal Gange, come un grido di speranza e di fede. In questa terra di sacrifici, la morte è vista come un passaggio verso la liberazione, la moksha.

Le coste del Gange sono luoghi di meditazione e di contemplazione, dove gli apprendisti mendicanti si ritirano per insegnarsi il misticismo e la spiritualità. Il fiume è venerato come il simbolo della vita e della reincarnazione, e viene considerato uno dei cinque sacri fiumi di India.

Come ha scritto Pierre Loti in un suo libro, “il Gange è il fiume sacro della tradizione indù, la via per la reincarnazione, l’ultima speranza per la salvezza”. Questo è un luogo dove la spiritualità è una realtà tangibile, un riflesso della luce divina che si irradia da tutto il mondo.

Mentre cammino per le rive del Gange, ho sentito un’onda di speranza e di fede che mi ha sollevato al di sopra di me stesso. Ho visto le fiamme dell’inceneritore che si alzano dal fiume, e ho sentito il rumore delle lingue che mi raccontano storie sacre e leggende. Ho visto il dolore e la sofferenza di coloro che si affidano alla grazia del Gange, e ho sentito il grido di speranza che si alza dalle loro voci.

Varanasi è un luogo dove si possono sentire i sussulti del misticismo, dove la spiritualità è più pura e più intensa. È un luogo dove la fede e la speranza si fondono, dove la luce del Gange irradia una visione della vita e della reincarnazione.