Il fascino dell’Occidente nei confronti dell’India ha una storia lunga e ricca, che risale agli antichi Greci e Romani. Tuttavia, è stato durante il XIX e l’inizio del XX secolo che la percezione dell’India da parte del viaggiatore occidentale ha subito una trasformazione significativa, passando dall’incanto al disincanto. Questo articolo esplorerà l’evoluzione del viaggiatore occidentale in India, concentrandosi sulle opere dell’autore francese Pierre Loti, che ha svolto un ruolo cruciale nel plasmare questa narrazione.

I primi viaggiatori occidentali in India, come il viaggiatore e scrittore britannico William Dalrymple, erano spesso affascinati dalla ricchezza culturale, storica e spirituale del Paese. Nel suo libro “City of Djinns: A Year in Delhi”, Dalrymple descrive il suo fascino iniziale per l’India come una “storia d’amore” (Dalrymple, 2005, p. 1). Questa visione romantica dell’India fu ulteriormente perpetuata da scrittori come Pierre Loti, che scrisse ampiamente dei suoi viaggi in India nel suo libro “Aveyron in Lahore” (Loti, 1879). In quest’opera, Loti dipinge l’India come una terra di bellezza esotica e mistero spirituale, dove il viaggiatore occidentale può trovare l’illuminazione e un senso di appartenenza.

Tuttavia, quando i viaggiatori occidentali trascorsero più tempo in India, la loro percezione del Paese iniziò a cambiare. La realtà del colonialismo, della povertà e dell’ingiustizia sociale cominciò a emergere, mandando in frantumi l’immagine romantica dell’India che era stata così popolare in Occidente. Questo cambiamento di percezione è evidente nelle opere dei successivi viaggiatori occidentali, come Mark Twain, che scrisse delle sue esperienze in India nel libro “Innocenti all’estero” (Twain, 1869). In quest’opera, Twain descrive l’India come una terra di caos e confusione, dove il viaggiatore occidentale si sente spesso perso e disilluso.

Anche le opere successive di Pierre Loti riflettono questo cambiamento di percezione. Nel suo romanzo “Ramakrishna” (Loti, 1901), Loti ritrae l’India come una terra di sofferenza e disperazione, dove il viaggiatore occidentale non può trovare né l’illuminazione né un senso di appartenenza. Questo netto contrasto tra le prime opere di Loti e quelle successive evidenzia l’evoluzione della percezione dell’India tra i viaggiatori occidentali.

In conclusione, negli ultimi due secoli la percezione dell’India da parte del viaggiatore occidentale ha subito una trasformazione significativa, passando dall’incanto al disincanto. Questa evoluzione è visibile nelle opere di viaggiatori occidentali come Pierre Loti, che hanno svolto un ruolo cruciale nel plasmare questa narrazione. Oggi, la percezione dell’India da parte del viaggiatore occidentale è più sfumata e riconosce sia la sua bellezza che i suoi difetti.