, la città santa dell’Induismo.

Nel cuore dell’India, a fianco del Gange, si alza Varanasi, la città santa dell’Induismo. Un’immagine di splendore e di sofferenza, di vita e di morte, che si intreccia in un incessante flusso di tempo.

Come Pierre Loti scrive nel suo libro “L’Inde: mémoires d’un voyageur” (1901):

“Varanasi è un’isola di antichità in mezzo al fiume, una città che risale al tempo degli antichi re indù. La sua importanza è legata alla religione, alla tradizione e alla storia. Varanasi è un centro di pellegrinaggio per i credenti dell’Induismo, che vi vengono in pellegrinaggio per lavarsi i peccati nel Gange e per ottenere la liberazione dall’incarnazione. La città è anche un importante centro di studi, con molte scuole e templi indù.

La città è caratterizzata da una serie di ghats, o scalini, che si affacciano sul fiume. I ghats sono utilizzati per il bagno, per le cerimonie funebri e per le preghiere. La più famosa è il ghat Manikarnika, dove le cremazioni sono eseguite ogni giorno.

La vita a Varanasi è intensa e frenetica. I mercanti si agitano per vendere i loro prodotti, i pellegrini si recano alle cerimonie e ai templi, i fedeli si immergono nel fiume per lavarsi i peccati. La città è anche caratterizzata da una serie di suoni che si intrecciano in un cacofonia di sonorità: i gridi dei venditori, le campane dei templi, i rumori del fiume.

Varanasi è una città che risuona della vita e della morte, della religione e della tradizione, della sofferenza e della bellezza. È una città
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